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Periodo di Prova e Nuovo Requisito NASpI: Una Penalizzazione per la Mobilità Lavorativa

Periodo di Prova e Nuovo Requisito NASpI: Una Penalizzazione per la Mobilità Lavorativa

Periodo di Prova e Nuovo Requisito NASpI: Una Penalizzazione per la Mobilità Lavorativa

La recente modifica normativa alla disciplina della NASpI, introdotta dalla Legge di Bilancio 2025, rischia di avere un impatto significativo sulla mobilità lavorativa in Italia. Il nuovo requisito contributivo, che richiede almeno 13 settimane di contribuzione per chi si è dimesso volontariamente prima di accedere all'indennità di disoccupazione, crea una situazione particolarmente critica per i lavoratori in periodo di prova presso un nuovo datore di lavoro. Questa disposizione, pur avendo finalità anti-elusive, penalizza chi decide di cambiare occupazione e non supera il periodo di prova, limitando di fatto la fluidità del mercato del lavoro e scoraggiando i cambiamenti professionali.

La nuova disciplina NASpI dal 1° gennaio 2025

Dal 1° gennaio 2025, è entrato in vigore un significativo cambiamento nei requisiti per accedere all'indennità di disoccupazione NASpI. Secondo quanto stabilito dall'art.1, comma 171, della Legge 207/2025, il lavoratore licenziato che intende richiedere la NASpI, e che nei 12 mesi precedenti all'evento di disoccupazione involontaria ha interrotto un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per dimissioni volontarie o risoluzione consensuale, deve poter far valere almeno 13 settimane di contribuzione dall'ultimo evento di cessazione.

Prima di questa modifica, il sistema prevedeva requisiti più semplici: lo stato di disoccupazione involontaria e 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l'inizio del periodo di disoccupazione. Questo cambiamento rappresenta una significativa restrizione nell'accesso all'indennità di disoccupazione per una specifica categoria di lavoratori.

Il nuovo requisito contributivo è stato introdotto con una specifica finalità anti-elusiva, volta a contrastare il fenomeno di cessazioni involontarie a seguito di nuovi impieghi di breve durata, attuati principalmente per consentire a chi ha lasciato un lavoro dimettendosi di maturare il diritto alla NASpI attraverso un licenziamento fittizio, aggirando così gli obblighi contributivi relativi al versamento del ticket licenziamento.

Ambito di applicazione e eccezioni

È importante sottolineare che esistono alcune eccezioni a questa nuova regola. Il requisito aggiuntivo delle 13 settimane di contribuzione non si applica in caso di:

  1. Dimissioni per giusta causa
  2. Dimissioni durante il periodo di maternità/paternità tutelato
  3. Risoluzione consensuale intervenuta nell'ambito delle procedure di cui all'art. 7 della L. n. 604/1996 e art. 3, comma 2, del D.Lgs. n. 22/2015

Per tutti gli altri lavoratori che perdono involontariamente il lavoro (licenziamento, scadenza del contratto), senza essersi dimessi nei 12 mesi precedenti, i requisiti di accesso alla NASpI rimangono invariati.

L'impatto sul periodo di prova: una criticità rilevante

Il legame tra il periodo di prova e il nuovo requisito NASpI rappresenta uno degli aspetti più problematici della riforma. L'inserimento in una nuova realtà aziendale comporta numerose variabili: familiarizzare con un nuovo ambiente di lavoro, nuovi colleghi, clienti e procedure aziendali, il tutto entro un lasso di tempo che solitamente corrisponde alla durata del periodo di prova.

Il problema sorge quando il periodo di prova ha una durata inferiore alle 13 settimane richieste dalla nuova normativa. In questi casi, qualora il periodo di prova risultasse di durata inferiore alle 13 settimane o, in alternativa, il datore di lavoro optasse per la cessazione del rapporto di lavoro prima del termine, il lavoratore non potrebbe beneficiare della NASpI pur essendo la perdita del lavoro legata a ragioni a lui estranee.

Prendiamo ad esempio un lavoratore che si dimette il 15 febbraio 2025, trova un nuovo impiego il 10 marzo 2025, ma viene licenziato il 10 aprile 2025 per giustificato motivo oggettivo. In questo caso, non avendo maturato le 13 settimane di contribuzione tra i due eventi, il lavoratore non potrà accedere alla NASpI, nonostante il licenziamento sia avvenuto per cause a lui non imputabili.

Il dilemma per il lavoratore in periodo di prova

La situazione è particolarmente critica per chi si trova in periodo di prova. Questo momento, già di per sé caratterizzato da incertezza e necessità di adattamento, diventa ora ancora più rischioso dal punto di vista della tutela economica. Il lavoratore che non supera la prova si trova in una condizione di particolare vulnerabilità: ha lasciato un impiego precedente, non ha superato il periodo di prova nel nuovo lavoro e, a causa della nuova normativa, non può accedere al sostegno economico della NASpI.

Penalizzazione della mobilità lavorativa

La nuova disposizione costituisce un forte disincentivo per la mobilità lavorativa. I lavoratori potrebbero essere più restii a cambiare occupazione, temendo di trovarsi senza protezione economica in caso di mancato superamento del periodo di prova o di cessazione anticipata del rapporto di lavoro.

Una norma della nuova legge di bilancio rischia di frenare la mobilità professionale dei lavoratori, come evidenziato anche dal Sole 24 Ore. Questo effetto è particolarmente problematico in un mercato del lavoro che dovrebbe invece favorire la fluidità e la capacità di adattamento alle mutevoli esigenze economiche.

Si crea inoltre una evidente disparità di trattamento, tanto più se si considera che la restrizione non opera per i lavoratori licenziati per giusta causa o giustificato motivo soggettivo, ovvero per chi ha commesso comportamenti gravi. Questa anomalia normativa penalizza paradossalmente chi cerca di migliorare la propria posizione lavorativa rispetto a chi viene allontanato per comportamenti inappropriati.

L'effetto sulle scelte professionali

L'impatto pratico di questa norma si traduce in una minore propensione al rischio professionale. I lavoratori potrebbero preferire rimanere in posizioni lavorative non soddisfacenti piuttosto che rischiare di cambiare impiego e trovarsi poi senza tutele in caso di problemi con il nuovo datore di lavoro.

Per i più giovani o per chi desidera progredire nella propria carriera, questa limitazione rappresenta un ostacolo significativo alla crescita professionale, che spesso passa proprio attraverso cambiamenti di lavoro strategici.

Le finalità della norma e le sue contraddizioni

Il fenomeno che si vuole contrastare con questa nuova norma presuppone assunzioni attuate soltanto per consentire a chi ha lasciato un lavoro dimettendosi o risolvendolo consensualmente di maturare la NASpI grazie ad un licenziamento fittizio. La finalità è comprensibile e mira a evitare abusi del sistema di protezione sociale.

Tuttavia, nel tentativo di prevenire comportamenti elusivi, la norma finisce per colpire indiscriminatamente anche situazioni legittime e fisiologiche del mercato del lavoro. La mobilità professionale, che dovrebbe essere incoraggiata come fattore di crescita economica e personale, viene di fatto ostacolata da una misura che, pur avendo intenti condivisibili, produce effetti collaterali significativi.

La Circolare n. 3 del 15.01.2025 ha fornito indicazioni operative sull'applicazione della nuova norma, ma non ha risolto le criticità sostanziali evidenziate da più parti.

Considerazioni conclusive e prospettive future

La modifica normativa alla NASpI rappresenta una sfida importante per chi intende cambiare lavoro nel 2025. I lavoratori dovranno valutare con maggiore attenzione i rischi connessi alle dimissioni volontarie, specialmente se il periodo di prova previsto dal nuovo contratto è inferiore alle 13 settimane.

I consulenti del lavoro e i professionisti del settore si trovano ora nella necessità di informare adeguatamente i lavoratori sui rischi connessi al cambio di occupazione, aiutandoli a pianificare le proprie scelte professionali in modo consapevole.

Sarebbe auspicabile un intervento correttivo da parte del legislatore per bilanciare l'esigenza di prevenire abusi con la necessità di non penalizzare la mobilità lavorativa, elemento fondamentale per un mercato del lavoro dinamico ed efficiente. In particolare, si potrebbe considerare l'introduzione di deroghe specifiche per i lavoratori in periodo di prova o la riduzione del periodo contributivo richiesto in caso di mancato superamento della prova.

In attesa di eventuali modifiche normative, è essenziale che i lavoratori siano pienamente consapevoli delle nuove regole e delle loro implicazioni, per poter prendere decisioni informate in un quadro normativo che, purtroppo, sembra aver creato un disincentivo strutturale alla mobilità professionale, proprio in un momento in cui l'adattabilità e la flessibilità rappresentano qualità sempre più richieste nel mondo del lavoro.